La relazione tra i bambini
I bambini hanno possibilità di relazionare fin dall' inizio della loro vita con gli adulti che li circondano, ma non sempre hanno la possibilità, soprattutto prima dell'inizio della scuola
materna, di relazionare in maniera indipendente con i loro coetanei.
Il rapporto tra bambino e adulto è un rapporto asimmetrico in quanto è l'adulto che porta avanti il dialogo, stabilisce l'alternanza dei turni ed evita, per quanto è possibile, il conflitto.
Fin dall'inizio il bambino è in grado di modulare i propri comportamenti nei confronti di un adulto.
Ma le cose cambiano nel rapporto con i pari: il bambino si trova di fronte ad un altro che è come lui, con gli stessi bisogni, con le stesse modalità di reazione e, più o meno, con lo stesso
bagaglio di esperienza e di strategie di adattamento. Ecco che, soprattutto all'inizio, la relazione è conflittuale e spesso "si rende necessario" l'intervento di un adulto. Bisogna tenere
presente che l'intervento dell' adulto è utile all'inizio del gioco relazionale ma non dovrebbe diventare un'abitudine per il bambino: egli deve essere consapevole che l'adulto lo può aiutare, ma
deve anche aiutarsi da solo e interiorizzare, grazie anche alle varie esperienze di scontro, le personali strategie di risoluzione dei conflitti.
Vi sono diversi fattori che possono ostacolare o facilitare l' interazione tra coetanei, tra cui ad esempio l'empatia, vista come la capacità di accostarsi
all'altro, come la sensibilità sociale alla presenza altrui, come l'abilità di " mettersi nei panni dell'altro " secondo la definizione di Borgogno (1978 ).
Il bambino passa, attraverso varie fasi di empatia, da una indifferenza totale alla capacità di trovare un rapporto emotivo tra sè e l' altro.
Un altro fattore che si inserisce nell'interazione tra coetanei è quel legame di tipo ludico senza funzioni di scambio, finalizzato al piacere di stare insieme, che passa attraverso varie modalità come, per esempio, la fissazione dello sguardo: il bambino che desidera coinvolgere in una sua attività un altro bambino, generalmente lo guarda e aspetta una risposta (che può essere indifferente, cooperativa o competitiva).
Altri fattori che facilitano o bloccano l' interazione sono:
- la sicurezza personale del bambino: più è convinto di trovare un appoggio in caso di bisogno più si " avventura " verso i coetanei;
- la capacità di simbolizzazione, che gli permette il distacco dal reale (qui ed ora) e la conseguente possibilità di adeguarsi alle richieste degli altri con la sicurezza di soddisfare i propri desideri in un tempo più avanzato, - la possibilità di verbalizzare, ossia di esprimersi con le parole, in maniera adeguata;
- le condizioni e il contesto di vita: se sono soddisfacenti non agitano il bambino e gli permettono di concentrare l'attenzione sul buon esito della relazione senza paura di perdere qualche cosa;
- gli stili educativi e il contesto socio-culturale, in quanto i bambini sono socievoli se vivono in un ambiente aperto, nel quale vi è la considerazione dei sentimenti altrui, in cui la struttura è definita con precisione, in cui i ruoli sono rispettati e tutti hanno uguali diritti e uguali doveri, dove il bambino ha le sue piccole responsabilità che lo aiutano a crescere.
In una classe prima elementare l’insegnante si assenta qualche minuto dicendo ai bambini di giocare al gioco del silenzio; chiama S. che si pone di fronte alla classe e inizia il gioco.
Il bambino, con aria furbetta, nasconde il gessetto ma poi , siccome non tutti fanno silenzio, dice " vi chiamo solo se state zitti, silenzio!".
E’ perfettamente a suo agio in mezzo alla classe e sembra un piccolo leader: chiama T. che, sbuffando, va a scegliere "un pugno", come le aveva detto S.
Siccome però il baccano continua, il bambino ferma T. e avvisa che, se non avessero smesso di chiacchierare, il gioco non sarebbe andato avanti.
A quel punto E. controbatte dicendo "tanto ormai hai chiamato, anche se non facciamo silenzio..." e si mette a ridere.
A quel punto S. sorride "sotto i baffi" e dice a T. di tornare al suo posto mentre lui, sempre ripetendo di fare silenzio, inizia a girare tra i banchi porgendo "i pugni" a due bambini seduti e
intenti a scherzare e giocherellare tra loro. Nessuno indovina la mano giusta e S. continua a gestire i compagni accompagnato dai loro commenti dispiaciuti e arrabbiati: "oh, no...ma ancora
tu...ma lo nascondi ?...".
I bambini iniziano a non sopportare più il modo di gestire il gioco da parte di S. ma a quel punto rientra l'insegnante che, vedendo ancora S., commenta "ma ci sei ancora tu ? Non hai chiamato
nessuno ?".
Qualcuno approfitta della domanda della maestra per lamentarsi del comportamento di S. che finalmente ha chiamato M. il quale ha scelto il pugno giusto.
Ma il gioco viene interrotto dall’insegnante e S. torna al suo posto con aria trionfante.